Eccidio Isola del Liri - Mastro Caparra

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Era il 12 maggio 1799, quando il generale Francois Watrin, arrivò ai confini di Isola del Liri con la sua
armata. Le porte erano chiuse e fu necessario superare una furiosa resistenza prima di poter finalmente
accedere al borgo, che diventò scenario di carneficina. La popolazione ricevette infatti una terribile e
violenta condanna e il numero delle vittime fu altissimo.
Delle 537 vittime che caddero sotto i colpi dell’armata, una buona percentuale fu uccisa proprio nei pressi
della Cascata Grande, nello specifico nella chiesa di San Lorenzo, luogo che pensavano fosse l’ideale per
rifugiarsi, ma che si trasformò nella loro prigione.

Era il giorno della Pentecoste e Isola del Liri lo ricorda come uno dei suoi giorni più tristi e bui. I soldati
profanarono qualsiasi cosa capitasse loro a tiro: luoghi sacri, donne, uomini, bambini, greggi. Nulla
sopravvisse alle loro angherie. Dopo questo assalto Isola del Liri appariva come una cittadina solo in parte
sopravvissuta alla distruzione e alla catastrofe più assoluta: corpi decapitati, cadaveri di bambini e adulti,
case distrutte, corpi profanati. Insomma, Isola del Liri, quel giorno, era la perfetta rappresentazione di un
quadro di odio.
Negli anni la vicenda fu riposta nel dimenticatoio, forse perché fin troppo dolorosa, ma negli ultimi anni,
si è tornato a parlare di quell’evento che in maniera
orribile segnò la storia della cittadina e della chiesa di San Lorenzo Martire. In collaborazione con
l’Associazione “Alta Terra del Lavoro” e altre associazioni locali, da qualche anno, ogni 12 maggio a Isola del
Liri si assiste a una rievocazione che si conclude lanciando nel fiume Liri una ghirlanda di fiori, in onore di
quelle vittime strappate ingiustamente alla vita, che di certo non vanno dimenticate.

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